Lustri di luce nasce da una riflessione di Pasquale Celona sugli anni dedicati all’arte quale pittore egli stesso nonché Presidente della Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze, fondata insieme al fratello Piero nel 1997.
Era il 1978 quando, agli esordi della sua carriera, l’artista riceveva il trofeo “Leone d’oro” del Circolo della Stampa di Firenze, sua città d’adozione. Da allora, nell’arco di quarant’anni, ha coltivato con costanza la passione per la pittura, alla quale si è inizialmente dedicato per diletto, nel tempo libero che gli impegni familiari e di lavoro nella scuola hanno spesso ridotto a ben meno di quanto avrebbe desiderato.
Nondimeno, ha seminato, Celona, nella “vigna dell’arte”, di cui si è preso cura condividendo momenti importanti con artisti provenienti da tutto il mondo per partecipare alla Florence Biennale, e ha saputo attendere diverse “stagioni” per gioire di “vendemmie” buone e meno buone – in termini di successo di pubblico e apprezzamento della critica, ma anche di esposizioni di rilievo in Italia e all’estero.
È un sognatore solitario Celona, che ama ritirarsi nel proprio “mondo” e fissare col pennello visioni idealizzate di ciò che osserva da lontano, magari dalla terrazza con una vista incantevole sul mar Ionio della sua casa in Calabria. Là avrebbe trascorso i suoi “lustri di luce” senza distrarsi mai. Provvidenzialmente, tuttavia, l’impegno nella Florence Biennale lo ha portato a confrontarsi con tanti artisti, alcuni di fama internazionale, altri emergenti, altri ancora affermati o in uno stadio di carriera intermedio. L’incontro con altri autori, molti dei quali impegnati in ricerche formali e stilistiche anche distanti dalla sua idea di arte, lo ha aiutato a sviluppare una propria parabola tecnico-stilistica e a rivisitare l’eredità culturale di due territori straordinari, la Calabria e la Toscana, così come hanno evidenziato diversi autori di chiara fama che di lui hanno scritto, molti dei quali hanno partecipato a una o più edizioni della Florence Biennale ricoprendo mansioni di direzione artistica o il ruolo di membro della Giuria Internazionale.
Sul sito è possibile trovare alcuni contributi critici recenti a firma di Karen Lang, Maurizio Vanni, Elza Ejzenberg e Dominique Edouard Baechler oltre a quello di chi scrive. Ad essi seguono testi critici da pubblicazioni scelte e recensioni che risalgono fino agli anni Novanta – a cominciare dal saggio di Paolo Levi, il quale per primo ha portato Pasquale Celona all’attenzione di un vasto pubblico. Vi sono inoltre i contributi di John T. Spike, Rolando Bellini, Massimo Mallegni, Matty Roca, Gregorio Luke, R. B. Baskaran, Vincenzo Mollica e Domenico Pugliese.
Trascorsi otto “lustri di luce” da quando Pasquale Celona si distingueva, a Firenze, nel mondo della pittura, ci è sembrato fosse giunto il tempo di catalogare la sua produzione artistica e pubblicarla in una monografia redatta con l’intento di farne utile strumento per il collezionismo, ma anche a fine di documentazione e ricerca storiografica sull’opera di un autore che a pieno titolo ha assunto il proprio ruolo sulla scena artistica contemporanea.
L’opera dell’ artista è essenzialmente pittorica, pur comprendendo una cinquantina di disegni preparatori su carta. I dipinti, tutti realizzati a olio su tela, sono stati catalogati per soggetto, così come sintetizzato nell’Indice del Repertorio in questo volume. È un repertorio vasto, che si articola in una trentina di Composizioni a tema sacro o profano, una cinquantina di Paesaggi, quasi cento Marine (note come “le vele”), e un numero ancora maggiore di Figure che si aggiungono a circa cinquecento Nature morte. Queste ultime sono state classificate in sottogruppi a seconda della presenza di fiori, frutti e/o oggetti nell’immagine e, così come per le altre tipologie di dipinti, in base al loro formato (orizzontale o verticale).
Qualunque sia il sogetto rappresentato, in tuti i dipinti di Pasquale Celona la luce gioca un ruolo fondamentale – così come hanno rilevato quasi tuti gli autori dei saggi inclusi in questa monografa. In particolare Paolo Levi ha evidenziato come, nelle Nature morte dell’Artista, gli oggetti, così come i frutti e i fori, parrebbero inglobare una luce propria o riflettere una luce irreale, quasi divina. Con le sue figurazioni astratte, naturali e al tempo stesso innaturali entro realtà metafisiche, Pasquale Celona parrebbe reinterpretare a suo modo una “estetica della luce” che nel medioevo il vescovo di Lincoln, Robert Grosseteste (ca. 1170-1253), teorizzò nel suo De luce, di cui uno stralcio è riportato, non a caso, nelle prime pagine di questa monografia dal titolo emblematico. Nondimeno, come Pasquale stesso ha dichiarato, la sua pittura è “una esperienza ideale, che inizia esplorando l’eredità di antichi maestri dell’arte Greco-Romana e prosegue attraverso la storia dell’arte, da Giotto a Picasso fino ai giorni nostri passando in rassegna le opere degli Impressionisti e Post-impressionisti francesi ma anche dei Metafisici, da cui sono stato molto attratto”.
Lustri di luce è una pubblicazione realizzata con l’intento di raccogliere, come in uno scrigno, le visioni ideali tradotte in immagini da un artista, Pasquale Celona, che negli anni ha conservato intanto il piacere di dipingere in sé e per sé. Un artista la cui sensibilità si riflette nella delicata stesura di colori tenui e negli effetti luministici e cromatici dei suoi dipinti, permeati di un’aura di serenità e bellezza ideale. In proposito, nel suo discorso di inaugurazione della recente mostra personale al Lu.C.C.A., Celona ha affermato che, a suo avviso, “gli uomini per loro natura, aspirano alla perfezione e questa vocazione non può prescindere dall’amore per la bellezza, l’ordine e l’armonia delle cose, anche se poi il vissuto di ciascuno ne condiziona il finale destino. Mentre alcuni entrano nella storia per la grandezza del loro genio creativo volto alle arti figurative, alla musica e alla poesia esprimendo un anelito al bello, altri vengono ricordati per aver perseguito le loro idee ritenendole giuste. Ma il senso della bellezza è presente in ogni artista, anche se talvolta è come luce in un buco nero: non riesce a manifestarsi perché trattenuta dalla forza di gravità della stella che la possiede”.
Nel tempo presente, un tempo cui l’idea di arte e la valenza estetica sono ancora oggetto di dibatito, si può allora ricordare un aforisma di Johann Wolfgang von Goethe per esplicitare le ragioni di questa monografia, focalizzata su un artista contemporaneo che, attraverso la pittura, ricerca la bellezza ispirandosi a una antica “estetica della luce” pur convenendo che “nelle opere dell’uomo, come in quelle della natura, le intenzioni sono soprattutto degne di attenzione”.
INTRODUCTION
Lustres of Light stems from Pasquale Celona’s reflection upon the years he has dedicated to art, being a painter himself and serving as President of the Florence Biennale, which he founded with his brother Piero in 1997.
It was in 1978 when, as an emerging artist, Pasquale received the Leone d’oro Award from the Circolo della Stampa of Florence. Since then he has kept nurturing his passion for painting, initially taken up as a hobby then practiced in his free time, which his family commitments and work as a school teacher narrowed down more than he would have liked. And yet, Pasquale sowed in his ‘vineyard’ of art, and has shared precious moments with artists coming thereto from around the world every two years. He has waited patiently for ripening seasons to come so that he could enjoy a good ‘harvest’ in terms of critics and audience response to his works being shown in Italy and abroad.
Pasquale is a solitary dreamer who finds shelter in his own painted world, whereby he crystallises the ideal visions of what he sees from a distance, ofen from the balcony of his house with a wonderful view on the Ionian sea. He would have spent there his ‘lustres of light’ with no distraction if it were not for the Florence Biennale, which though made him dialogue with so many artists – internationally acclaimed, established, and emerging ones, many of whom pursuing a research that is very different from his own. Tat helped him develop his own stle, bringing in the cultural influences of two charming Italian regions, Calabria and Tuscany. Such an aspect has been brought to the fore by some of the scholars who have writen about him, most of whom have played a role in the Florence Biennale either as artistic directors or members of the International Jury.
This volume includes in its core section the critical contributions by Karen Lang, Maurizio Vanni, Elza Ejzenberg and Dominique Edouard Baechler as well as that of the editor. Included in the complementary section are selected earlier writings by other renowned scholars. Firstly, an essay by Paolo Levi, who first presented Pasquale Celona to a wider audience. Then, the texts by John T. Spike, Rolando Bellini, Massimo Mallegni, Maty Roca, Gregorio Luke, R. B. Baskaran, Vincenzo Mollica, and Domenico Pugliese.
Nearly eight lustres ‘of light’ have passed since Pasquale Celona stood out in the contemporary art scene in Florence: time had come, I believe, for cataloguing his complete work and publish it. This monograph has thus been conceived as a catalogue raisonné that could be a usefl tool for art collectors and historians as well in that it sheds light on a painter that has earned his place in today’s art world. Although some fifty sketches on paper by Celona are extant, his work mainly encompasses oils on canvas. These paintings have been catalogued based on the subject represented, as detailed in this volume within the Repertory Table of Contents. It is a vast repertory, unfolding into nearly thirt Compositions, either sacred or profane, some ffy Landscapes and more than a hundred Seascapes (known as the ‘Sails’) adding to an even higher number of Figures and about fve hundred Still Lives. Te later are classifed in sub-categories based on the elements included in the compositions (which may have no flowers, one only flower vase, one or more flower vases with fruits, objects, or both) and their format (horizontal or vertical).
In Celona’s paintings, regardless of the subject represented, light plays a crucial role – as remarked in most of the texts included in this book. In particular, Paolo Levi has argued that, in the artist’s Still Lives, the objects as well as the fruit and flowers appear to embody their own radiance or reflect an unreal, ‘divine’ light. With his fgurative abstractions combining naturalness and unnaturalness within metaphysical realities, Pasquale Celona seems to have been interpreting – in his own way – an ‘aesthetic of light’. Something that reminds me of the famous De Luce treatise by Robert Grosseteste, Bishop of Lincoln (ca. 1170-1253). Nonetheless, as the artist has remarked, his work is ‘an ideal experience, which started exploring the Hellenistic heritage and continued through the history of art, from Giotto to Picasso, from the French Impressionists and post-Impressionists to the Metaphysics, who have always fascinated me’.
The aim of Lustres of Light is to gather and treasure the visions transposed on canvas by an artist, Pasquale Celona, who has kept intact his own pleasure of painting per se. An artist whose sensitivity shows through the delicacy of his palette and light effects, which confer an aura of serenity and ideal beauty to his paintings. To that regard, at the unveiling of his solo exhibition at the Lu.C.C.A., he argued that ‘human beings naturally aspire to perfection, which cannot be achieved without love for beauty, order, and harmony in things, although everyone has their own destiny. But while some individuals are remembered for their genius and ability to create beauty through the visual arts, music, and poetry, others are remembered for pursuing their own ideas, which they consider right. A sense of beauty is present in the mind of any artist, but it is sometimes like light in a black hole, whereby it cannot be seen as it is kept in darkness by the force of gravity of the star to which that light belongs’.
In the lights and shadows of the present, seeing the idea of art and aesthetic value still being debated, I would cite an aphorism by Johann Wolfgang von Goethe to strengthen advocacy for this monograph, focused on a contemporary artist who has searched for beauty through painting, also by drawing inspiration from old ‘aesthetics of light’, while acknowledging that ‘in the works of mankind, as in those of nature, it is really the motive which is chiefly worth attention’.